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Ἱερώτατε Μητροπολῖτα Ἱσπανίας καί Πορτογαλίας κ. Βησσαρίων,
Vostra Eminenza Signor Cardinale José Cobo Cano, Arcivescovo Metropolita di Madrid,
Eminenze, Eccellenze, Reverendissimi Padri,
Illustri Autorità Civili e Militari,
Fratelli e Sorelle nel Signore,
È con un inno di lode pieno di amore che eleviamo al Signore per rendere grazie di aver condotto i nostri passi verso questo splendido Paese, che visitiamo per la prima volta, e ringraziamo innanzitutto Vostra Eminenza per le calorose parole di accoglienza, che ha voluto indirizzarci. Ci congratuliamo, amato Fratello in Cristo, per la Vostra recente nomina alla guida di questa importante Diocesi della Capitale e anche per la ancor più recente nomina a Cardinale della Sorella Chiesa Romano Cattolica.
Come sapete, siamo giunti dalla Città di Costantino, dalla sede del nostro Santo, Apostolico e Patriarcale Trono Ecumenico, il Fanar, Primo Trono della Chiesa Ortodossa, su invito del nostro Fratello, Metropolita di Spagna e Portogallo Vissarion, per festeggiare il felice anniversario dei cinquant’anni dalla inaugurazione della prima Chiesa Ortodossa Greca nella Capitale di Spagna, nell’anno 1973, la Cattedrale dedicata ai Santi Andrea e Demetrio e per l’anniversario dei vent’anni dalla istituzione della nostra Metropoli di Spagna e Portogallo.
Secondo i Santi Canoni della Chiesa, infatti, è compito del Patriarcato Ecumenico provvedere ai bisogni spirituali di tutti i fedeli Ortodossi, indipendentemente dalla loro provenienza e che vivono al di fuori dei territori canonici delle Chiese Ortodosse locali e per questo il nostro Patriarcato Ecumenico ha le proprie Diocesi sparse in tutto il mondo, ove non ci sono Chiese Ortodosse Autocefale.
Visitando questo nobile Paese, non potevamo non visitare anche la nostra Sorella Chiesa Cattolica in Spagna e Vi ringraziamo nuovamente per questo importante momento di preghiera. La preghiera, infatti, è la più grande “arma” dei Cristiani, un’arma che non fa vittime, ma apre le porte verso il Signore che per il suo grande amore per gli esseri umani ha voluto incarnarsi, divenendo uno di noi, patire per noi, assumendo su di sé il peccato del mondo, e risorgere per portare ognuno di noi nel Suo Regno. E se da una parte la nostra preghiera si eleva per ringraziare di poter essere assieme, allo stesso tempo, in questi giorni difficili, vuole essere una preghiera di supplica corale per il dono della pace a questo nostro mondo ferito dai troppi conflitti, dalla martoriata Ucraina, all’Armenia, al Medio Oriente e ai tanti altri conflitti, spesse volte dimenticati. La pace che Cristo ci offre non è la pace che dà il mondo: vediamo infatti che nonostante i buoni propositi di pace in tante parti del mondo, questa, troppe volte, viene abbandonata e la soluzione di incomprensioni passa spesso attraverso conflitti inimmaginabili. Lo stiamo vedendo purtroppo in questi giorni. La pace può realizzarsi solamente attraverso una vera “metanoia”, una conversione dei cuori che obbligatoriamente passa attraverso la giustizia. Non ci può essere pace senza rispetto e riconoscimento reciproco, non ci può essere pace senza una collaborazione proficua tra tutti i popoli del mondo. “Giustizia è una rinnovata economia mondiale, attenta ai bisogni dei più poveri. In ogni luogo si devono salvaguardare le tradizioni culturali, religiose, artistiche, di ogni popolo della terra. Dobbiamo riscoprire la capacità di una solidarietà che non sia una semplice assistenza, ma è sentire il bisogno, il dolore e la gioia dell’altro, come nostro proprio. Giustizia è essere coerenti con quanto professiamo e crediamo, ma capaci di dialogo con l’altro, capaci di vedere le ricchezze dell’altro, capaci di non sopraffare l’altro, capaci di non sentirci superiori o inferiori del nostro prossimo. Giustizia è far sì che ognuno continui a vivere nella terra dei propri avi, in pace e amore, che possa tornare al suo focolare domestico per la crescita della società umana”, come avevamo affermato nell’ultimo incontro per la Pace ad Assisi nel 2016. Non possiamo, non è permesso a nessuna Religione adoperare il nome di Dio per giustificare la ingiustizia. Dobbiamo allontanare ogni fanatismo, che nel nome di Dio imponga una visione unica e non rispetti la peculiarità di ogni essere umano.
Preghiamo ancora insieme perché il Signore ha benedetto i nostri Padri che negli ultimi tempi hanno avuto il coraggio e la sapienza di interpretare l’assioma di Cristo: “ἵνα πάντες ἓν ὦσι” – “Ut unum sint” (Gv. 17,21) e hanno camminato gli uni verso gli altri. Come non ricordare l’anelito per l’unità che ha mosso il Papa Giovanni XXIII, grande conoscitore del nostro Oriente Ortodosso, a convocare il Concilio Vaticano Secondo, che ha portato la Chiesa Cattolica verso il movimento ecumenico, e il nostro Beato Predecessore il Patriarca Athenagoras, sognatore di un Grande Concilio Pan-cristiano, che è stato il Patriarca dell’incontro a Gerusalemme con Papa Paolo VI, figure che hanno veramente “osato” contro tutto e contro tutti. Se oggi siamo qui, lo dobbiamo al loro essere visionari di un nuovo incontro tra i Cristiani, Cristiani che si riabbracciavano dopo tanti secoli bui, di polemiche e di allontanamento ma che oggi sanno collaborare assieme e camminare sulla via dell’unità.
Preghiamo ancora insieme, perché le nostre Chiese hanno avuto il coraggio di affrontare tutti i problemi che ci uniscono o che ci dividono, accostandosi al dialogo teologico ufficiale, con la ferma volontà di studiare assieme e di procedere ad una comprensione comune della nostra storia del Primo Millennio e alla analisi della storia di divisione del secondo Millennio, per cercare di arrivare a una riconciliazione piena e ad una comprensione completa gli uni degli altri. Sappiamo che il cammino verso il Calice comune è ancora irto di imprevisti, di cadute, alle volte anche di raffreddamento o di stanchezza, ma questa è una via senza ritorno, per poter essere credibili annunciatori della Verità del Vangelo. La nostra speranza è fondata in Cristo e pertanto è una “speranza che non delude”.
Preghiamo ancora insieme, perché nell’attesa della piena ritrovata comunione, possiamo lavorare assieme per offrire al mondo di oggi una testimonianza comune ai tanti problemi che attanàgliano la vita dell’uomo. Lavoriamo insieme per la dignità dell’essere umano in tutte le fasi della sua vita. Ci impegniamo con forza, in modo particolare con il nostro amato Fratello di Roma, Papa Francesco, per la salvaguardia dell’ambiente naturale e per tutto ciò che la creazione di Dio contiene in essa. Fin dagli anni Ottanta del secolo scorso, il nostro Patriarcato Ecumenico ha sviluppato una teologia per l’ambiente di tipo ascetico e liturgico. La nostra casa comune ci è stata data Dio perché potessimo essere buoni economi in essa e non sfruttatori e distruttori di tutto ciò che essa contiene. Se non comprendiamo il peccato spirituale verso l’ambiente naturale, come credenti non avremo la possibilità di una vera “metanoia”, una conversione intrinseca a noi stessi, che porti alla vera relazione con Dio, con l’Uomo, con ogni essere animato ed inanimato della Creazione di Dio. Non si tratta di panteismo universale, ma di una corretta relazione dell’Uomo, Custode ed Economo del Creato, con il Creato stesso e con il suo Creatore. Per questo il Santo e Grande Concilio della Chiesa Ortodossa, celebrato a Creta nel 2016, ha ancora affermato che “è imperativo il dovere della Chiesa di contribuire, attraverso i mezzi spirituali a sua disposizione, a proteggere la creazione di Dio dalle conseguenze della avidità umana”. (cap. F-10, La Missione della Chiesa Ortodossa nel mondo contemporaneo).
Preghiamo ancora insieme, perché comprendiamo che il dialogo è assolutamente necessario per la nostra conoscenza reciproca, perché il dialogo non toglie nulla alla identità di ciascuno, ma anzi la arricchisce dell’esperienza dell’altro. Così le nostre Chiese possono entrare in dialogo anche con le altre Grandi Famiglie Religiose del mondo e collaborare assieme per il bene dell’uomo. Non dobbiamo temere per nulla, perché con noi c’è Cristo.
Preghiamo ancora insieme, perché abbiamo grandi intercessori nel cielo, “corridori del cielo”, i Santi e in primo luogo la Tutta Santa e Sempre Vergine Maria, che in modo particolare viene venerata in questa Cattedrale. La Theotokos, la Madre di Dio è un esempio per tutti noi Cristiani di completa fiducia e adesione al disegno di Dio. Con il suo “si” all’Arcangelo, alla Annunciazione, ha testimoniato la possibilità per ogni essere umano di camminare incontro al Signore. Porta del Paradiso, grazie a Lei, Dio si è fatto uomo, uno come noi, Dio e Uomo, per attirare l’uomo a Dio e farci uno con Lui. Questa terra poi è un a terra di grandi Santi, venerati dalla Chiesa universale, che hanno saputo accogliere il messaggio salvifico e portarlo al proprio popolo. Siate sempre capaci di accogliere il loro esempio e diventate voi stessi Santi in Cristo.
Eminenza, Fratelli e Sorelle amati in Cristo,
Tutte le nostre Chiese si preparano a vivere un grande anniversario tra non molto, i 1700 del Primo Concilio Ecumenico, celebrato a Nicea nell’anno 325. Il riconoscimento – contro ogni errore che era entrato allora nella Chiesa – che Gesù Cristo è il Figlio di Dio e Dio è alla base della nostra fede e unisce tutte le Chiese Cristiane. Testimoniamo con forza questa verità in un mondo cristiano assonnato e distratto davanti alla forza della Santa Trinità.
Con questi brevi pensieri, in preghiera ci immergiamo nella Vostra terra per gustare della Vostra conosciuta ospitalità e vi ringraziamo. Da parte nostra desideriamo stare ancora con voi ed invitarvi nella nostra Sede al Fanar, a Costantinopoli, il Centro Martire dell’Ortodossia, il Patriarcato Ecumenico. Così i nostri legami resteranno sempre saldi, uniti nella preghiera e nell’amore vivificante che ci proviene da Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, a Lui sia la gloria e l’onore nei secoli.