
+ B A R T O L O M E O
PER MISERICORDIA DI DIO
ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI – NUOVA ROMA
E PATRIARCA ECUMENICO
A TUTTO IL PLEROMA DELLA CHIESA
GRAZIA E PACE
DAL SIGNORE E SALVATORE NOSTRO GESU’ CRISTO
E DA PARTE NOSTRA PREGHIERA, BENEDIZIONE E PERDONO
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Venerabilissimi Fratelli Vescovi e Figli benedetti nel Signore,
Entriamo ancora una volta, per benevolenza e grazia di Dio che tutto dona, nella Santa e Grande Quaresima, il periodo benedetto del digiuno e della conversione, del risveglio spirituale e del cammino col Signore che viene alla Sua volontaria passione, affinché possiamo giungere ad adorare la Sua sfolgorante Risurrezione e possiamo essere degni in questo nostro “passaggio” dalle cose terrene a “quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo” (1 Cor. 2,9).
Nella Chiesa antica, la Santa e Grande Quaresima era un periodo di preparazione dei catecumeni al battesimo, che veniva celebrato durante la Divina Liturgia della Resurrezione. Il riferimento al battesimo è mantenuto anche dalla considerazione e dal vissuto della Quaresima come tempo di conversione per eccellenza, che si caratterizza come «richiamo del battesimo» e come «secondo battesimo», come «patto con Dio per una seconda vita», cioè come un rivivere i doni del battesimo e come promessa a Dio di iniziare un nuovo cammino di vita. I servizi liturgici e l’innologia del periodo collegano questa lotta spirituale dei fedeli con l’attesa della Pasqua del Signore, attraverso la quale il digiuno di quaranta giorni diventa pregustazione della gioia pasquale.
La Santa e Grande Quaresima è un’opportunità per realizzare la profondità e la ricchezza della nostra fede come “incontro personale con il Cristo”. Si sottolinea giustamente che il cristianesimo «è profondamente personale», senza che ciò significhi che sia «individualista». I fedeli «incontrano, riconoscono e amano l’unico e medesimo Cristo», che «per primo e solo ha mostrato l’uomo vero e perfetto» (Nicola Cavasilas). Egli chiama tutti alla salvezza e ciascuno personalmente, affinché la risposta di ciascuno, sempre «radicata nella fede comune», sia «al tempo stesso unica».
Ricordiamo il meraviglioso detto Paolino: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. E la vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato sé stesso per me” (Gal. 2,20). Qui l’«in me», il «mi» e il «per me» non vengono detti in contrapposizione all’«in noi», al «noi» e al «per noi» della «salvezza comune». L’Apostolo della libertà, estremamente grato per i beni celesti della sua rinascita in Cristo, “fa suo ciò che è comune”, perché il Logos pre-eterno di Dio si è fatto uomo, è stato crocifisso ed è risorto dai morti, “per lui personalmente”.
«Unico» e «profondamente personale» è il vissuto della nostra fede come libertà donata da Cristo, che è in sé «essenzialmente ecclesiale», esperienza di «libertà comune». Questa più vera libertà in Cristo si esprime come amore e sostegno reale verso il prossimo specifico, come descritto nella parabola del «Buon Samaritano» (Lc 10,30-37) e nel brano del giudizio finale (Mt 12,31-46), ma anche come rispetto e cura del creato e del suo uso eucaristico. La libertà in Cristo ha un carattere personale e totalizzante, che si rivela in modo particolare durante la Santa e Grande Quaresima nel modo di comprendere l’ascesi e il digiuno. La libertà cristiana, come autenticità esistenziale e pienezza, non conosce un ascetismo cupo, una vita senza grazia e gioia, «come se Cristo non fosse mai venuto». E il digiuno non è solo “astensione dai cibi”, ma anche “allontanamento dai peccati”, lotta contro l’amor proprio, allontanamento con amore da noi stessi verso il fratello nel bisogno, “ardere del cuore per tutta la creazione”. La totalità della spiritualità è alimentata dall’esperienza della Quaresima come cammino verso la Pasqua e come pregustazione della «libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,21).
Pregando il nostro Salvatore Gesù Cristo, affinché ci renda tutti degni di trascorrere il tempo della Santa e Grande Quaresima in ascesi, in conversione, in perdono, in preghiera e nella libertà ispirata da Dio, concludiamo con le parole del nostro padre spirituale, il beato Metropolita Melitone di Calcedonia, durante la Divina Liturgia della domenica dei Latticini dell’anno 1970 nella Chiesa Cattedrale di Atene: “Entriamo nella Santa Quaresima e nel profondo ci attende la visione, il miracolo e l’esperienza di vivere la Resurrezione, l’esperienza di vivere per eccellenza la Chiesa Ortodossa. Camminiamo dunque verso questa visione ed esperienza di vita, non senza essere perdonati, non senza perdonare, non semplicemente in un digiuno di carne e olio, non nell’ipocrisia, ma nella libertà divina, in spirito e verità, nello spirito della verità, nella verità dello spirito.”
Santa e Grande Quaresima, 2025
Il Patriarca di Costantinopoli
fervente intercessore per voi tutti
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photo: Nikos Papachristou